Tanti parlano di prevenzione. Prevenire è meglio che curare. Un detto che tutti noi abbiamo citato almeno una volta nella vita, che tutti noi abbia- mo sentito e ripetuto ben più di una volta. Allora perché agire diversamente? Cosa si intende per prevenzione? Chi si occupa di prevenzione in Italia? E perché parlare di “prevenzione civile”? Per definizione, la prevenzione consiste nell’insieme delle attività di natura strutturale e non strutturale, dirette a evitare o a ridurre la possibilità che si veri chino danni conseguenti a eventi calami- tosi anche sulla base delle conoscenze acquisite per effetto delle attività di previsione. L’Italia è un paese dotato di un valido sistema strutturato sulla prevenzione. La Prevenzione in protezione civile è un’attività rilevante. Nell’art. 2 del Decreto Legislativo n.1 del 2 gennaio 2018 del Co- dice della protezione civile si legge: “sono attività di protezione civile quelle volte alla previsione, prevenzione e mitigazione dei rischi, alla gestione delle emergenze e al loro superamento”. Anche, il Dipartimento di Prevenzione, una macrostruttura presente nelle aziende sanitarie, lavora sperimentando tutti i giorni, grazie alla collaborazione di medici, veterinari, biologi, chimici, ingegneri e tecnici della prevenzione, una One medecine che assicuri benessere alla Comunità, sicurezza alimentare, sicurezza dei lavoratori e il controllo delle malattie infettive.
Il Piano nazionale della prevenzione (PNP) rappresenta lo strumento fondamentale di pianificazione del Ministero messo in campo dal 2005, un documento di respiro strategico che a livello nazionale stabilisce gli obiettivi e gli strumenti per la prevenzione che sono poi adottati a livello regionale con i Piani regionali della prevenzione.
In ne, il Centro nazionale per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ccm) è un organismo
di coordinamento tra il ministero della Salute e le Regioni per le attività di sorveglianza, prevenzione e risposta tempestiva alle emergenze. Durante la presentazione della “Rassegna sul Sistema Nazionale di Protezione Civile in Italia”, Angel Gurría, Segretario Generale dell’OCSE, identica tra le s de maggiori al giorno d’oggi: la Prevenzione, la Gestione dell’emergenza e la Comunicazione. Il rapporto sottolinea la necessità di compiere maggiori sforzi per ridurre i danni e migliorare l’implementazione delle politiche di prevenzione attraverso una migliore comunicazione tra attori che dovrebbero fare rete.
Fare, quindi, prevenzione civile.
La comunicazione nella prevenzione del rischio è decisiva e dovrebbe essere percepita come uno “scambio interattivo”, tra gli attori che compongono il sistema di informazioni, pareri, scoperte, decisioni in materia di gestione che riguardano gli elementi di pericolo e dei fattori connessi. La comunicazione dovrebbe essere concepita non tanto come processo unidirezionale, attraverso il quale un’informazione di matrice obiettiva passa da chi è depositario della “verità scientifica” ad uno che non lo è, bensì come uno scambio interattivo tra civili (dal latino civilis, «cittadini») che dovrebbe comprendere momenti di dibattito, dialogo, informazioni e analisi. Investire nella prevenzione civile dovrebbe quindi favorire lo sviluppo della comunicazione e della conoscenza degli attori del sistema, delle loro funzioni e responsabilità, per aumentare le probabilità che la rete segua delle strategie e azioni condivise. Sarebbe auspicabile, rispetto alle esperienze maturate in questi giorni, che i vari attori del sistema italiano sulla prevenzione, condividano il proprio know how, le stesse procedure, linguaggi e strategie, creando una rete che faccia prevenzione civile.
di Raffaele Bove
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