Il 20 maggio 2020 si celebra la Giornata Mondiale dell’Ape, distinta in Italia in due sottospecie autoctone, la Ligustica e la Sicula, che la legge considera risorsa di interesse pubblico, strategica per biodiversità e agricoltura.
Questa celebrazione serve ancora una volta a riflettere sulla crisi dell’apicoltura e sull’essenziale ruolo delle api nel preservare ecosistemi rurali ed urbani, come ricorda anche la Federazione Apicoltori Italiani.
Gli apicoltori censiti in Italia sono circa 60.000, detengono un patrimonio di alveari in continua crescita che, nonostante le numerose avversità, nel 2019 ha raggiunto 1.800.000 alveari, capaci di generare 2 miliardi di euro di valore della produzione delle colture di interesse agro-alimentare e dei servizi eco-sistemici.
Nonostante gli sforzi, il settore continua a soffrire. Senza l’impollinazione delle colture agricole, garantita dalle api, l’umanità potrebbe andare incontro a una grave crisi alimentare. Bisogna valorizzare la filiera nella sua interezza per la sua rilevanza strategica sul piano economico, sociale e ambientale.
Un lavoro di ricerca importante di questi questi preziosi insetti è svolto dal Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria (CREA), erede dell’Istituto Nazionale di Apicoltura nato negli anni ’30, si occupa da anni di monitorare lo stato di salute delle nostre sentinelle ambientali.
Ecco le testimonianze dei ricercatori del CREA, Sara Danielli, Gennaro Di Prisco e Piotr Medrzycki, impegnati in questo lavoro di tutela e valorizzazione delle api.
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