Medici, psicologi, esperti di comunicazione, volontari e altre figure si sono confrontate il 3 ottobre scorso a San Marino nel primo workshop per organizzare la “Medis”: una nuova scuola di formazione internazionale che, tra gli scopi, ha quello di diventare una realtà utile a tutti i Paesi aderenti all’Accordo sui Rischi maggiori del Consiglio d’Europa. Al centro dell’organizzazione il CEMEC, Centro europeo per la medicina delle emergenze e delle catastrofi. Il CEMEC è l’unico Ente di Formazione sanitaria esistente all’interno dell’Accordo sui Rischi Maggiori del Consiglio d’Europa cui aderiscono, oltre ai paesi europei, anche molti Paesi dell’ex Unione Sovietica e ha l’obiettivo di realizzare la Medis (Maxi Emergencies and Disasters International School) destinata a divenire la Scuola di Formazione Internazionale di riferimento di tutti i Paesi aderenti all’Accordo sui Rischi Maggiori. Il progetto ha già visto la sua nascita ufficiale sancita da un Protocollo d’Intesa tra i cinque paesi fondatori (San Marino, Russia, Ucraina, Malta, Slovacchia) firmato a Paestum il 22 gennaio 2020.
Ma qual è la situazione della scuola in un periodo emergenziale come quello che stiamo vivendo. Lo abbiamo chiesto al Presidente del CEMEC, Enrico Bernini Carri.
Cosa è accaduto dopo Gennaio 2020, quando si è tenuto il workshop di Paestum?
A Paestum fu firmata una lettera di intenti dalle delegazioni della Russia, Ucraina, Slovacchia, Malta e San Marino per la nascita di una scuola internazionale sulle maxiemergenze. Ospitati dal Cervene, in quella occasione si affrontarono diverse tematiche sulle emergenze e si provò a rispondere alla domanda se serve oggi una Scuola Internazionale di Maxiemergenza. I fatti successivamente verificatisi, oltre a dare la risposta, hanno accelerato i processi. Dopo il workshop a Paestum abbiamo certo subìto un rallentamento per via della pandemia, scoppiata a febbraio. Tuttavia, è anche vero che proprio con la situazione Covid-19 sono emerse molte criticità e impreparazione nell’affrontare una situazione di emergenza così generalizzata e ampia, non solo a livello nazionale, ma anche europeo e internazionale.
Cosa quindi ha rappresentato quest’anno?
Si è trattato, da questo punto di vista, di un anno straordinario poiché tanti professionisti, medici, ingegneri, comunicatori, esperti di protezione civile si sono trovati in parte impreparati di fronte a un evento così difficile da prevedere e gestire. Tutto ciò ha rafforzato l’esigenza di mettere su una scuola sulle maxiemergenze che possa integrare i settori e i comparti in cui agire, dalla scuola ai trasporti, dalla sanità alla comunicazione, dall’economia alla gestione delle risorse e così via. Solo attraverso l’integrazione delle competenze è possibile dare un approccio strategico all’emergenza e questo può avvenire creando dei professionisti che sappiano parlarsi e integrarsi, ognuno per la propria competenza ma con un’unica consapevolezza. Ecco perché la scuola diventa necessaria e noi abbiamo dato una spinta più forte alla sua realizzazione.
Cosa è accaduto da un punto di vista pratico?
Partendo proprio dal comparto sanitario, sul nostro gruppo Facebook abbiamo raggiunto oltre 1200 professionisti di qualificato livello, disponibili a lavorare nella scuola, che vedrà i suoi primi corsi a partire dalla prossima primavera 2021. Esiste già un catalogo di corsi e abbiamo scelto sia i delegati per Regione che quelli per settori, per un insieme di 18 aree complessive. La scuola si basa su una rivoluzione concettuale in quanto affronterà più aspetti contemporaneamente come accade in un’emergenza, mettendo insieme anime e professionalità diverse per sviluppare un linguaggio e una consapevolezza comuni. In tal modo, copriremo un vuoto, palesemente apparso in questi mesi, dando concretezza a un approccio globale nell’affrontare i problemi.
Qual è l’obiettivo?
L’obiettivo è quello di sviluppare professionalità complete che abbiano piena dignità e riconoscibilità a livello nazionale ed europeo, un ruolo riconosciuto nella funzione emergenza, passando così da un concetto di Disaster Manager legato esclusivamente alla Protezione civile, a un Disaster Manager molteplice e completo.
Il CEMEC sta sviluppando anche un’area nell’ambito della veterinaria di emergenza?
Sì, il CEMEC fin dalla sua istituzione ha rivolto particolare interesse al settore delle attività veterinarie nelle emergenze, alla sicurezza alimentare in corso di calamità con attività formative e addestrative. In questo ambito, ho scritto al Ministro della Salute, Roberto Speranza, al fine di proporre l’originale esperienza dei servizi veterinari italiani in risposta a disastri.
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