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20 Novembre 2023 | 21 Novembre 2023 |
22 Novembre 2023
Ricorrenza: Alluvione Campi Bisenzio - 192622 Novembre 2023 Ricorrenza ![]() L'alluvione del 22 novembre 1926 fu la prima delle tre grandi inondazioni che colpirono il comune di Campi Bisenzio nel XX secolo e fu causata dalla rottura degli argini del fiume Bisenzio, dell'Ombrone Pistoiese e del torrente Marinella. La piena del Bisenzio giunse inaspettata nel capoluogo nella tarda serata del 21 novembre, quando il livello del fiume divenne allarmante e poco dopo le acque iniziarono a tracimare nelle strade cittadine attraverso le finestre delle case sul fiume. Il destino del capoluogo comunale pareva segnato quando il Bisenzio ruppe l'argine all'altezza della curva di Via XXIV Maggio nei pressi delle prime case della frazione di San Martino. La falla era lunga una cinquantina di metri e da essa le acque del fiume si riversarono sulla stessa San Martino, raggiungendo poi San Piero a Ponti e la pianura di Sant'Angelo a Lecore, dove nel frattempo aveva rotto gli argini pure l'Ombrone Pistoiese. Le acque raggiunsero in alcune zone anche il livello di due metri. Nelle stesse ore, il Bisenzio e il torrente Marinella rompevano gli argini anche nei pressi della frazione di Capalle e le loro acque arrivavano al livello del primo piano delle case. Unica vittima dell'alluvione fu un contadino quarantenne di San Piero a Ponti, Emilio Scuffi, colpito da infarto alla vista delle acque che inondavano la sua casa. I soccorsi furono abbastanza inefficaci, anche se il regime fascista ormai imperante non permise proteste o eccessive domande, anche per l'assoluta impreparazione dell'amministrazione comunale, che negli anni precedenti aveva persino rivenduto due barconi, comprati per eventuali emergenze, perché non erano mai stati utilizzati. |
23 Novembre 2023
Ricorrenza: Terremoto Irpinia - 198023 Novembre 2023 Ricorrenza ![]() Caratterizzato da una magnitudo di 6,9 (X grado della scala Mercalli) con epicentro tra i comuni di Teora, Castelnuovo di Conza e Conza della Campania, causò circa 280.000 sfollati, 8.848 feriti e, secondo le stime più attendibili, 2.914 morti. Il terremoto colpì alle 19:34:53[4] di domenica 23 novembre 1980: una forte scossa della durata di circa 90 secondi[5], con un ipocentro di circa 10 km di profondità[1], colpì un'area di 17.000 km²[6] che si estendeva dall'Irpinia al Vulture, posta a cavallo delle province di Avellino, Salerno e Potenza. I comuni più duramente colpiti (X grado della scala Mercalli) furono quelli di Castelnuovo di Conza (SA), Conza della Campania (AV), Laviano (SA), Lioni (AV), Sant'Angelo dei Lombardi (AV), Senerchia (AV), Calabritto (AV) e Santomenna (SA). Gli effetti, tuttavia, si estesero a una zona molto più vasta interessando praticamente tutta l'area centro meridionale della penisola: molte lesioni e crolli avvennero anche a Napoli interessando molti edifici fatiscenti o lesionati da tempo e vecchie abitazioni in tufo; a Poggioreale crollò un palazzo in via Stadera, probabilmente a causa di difetti di costruzione, causando 52 morti. Crolli e devastazioni avvennero anche in altre province campane e nel potentino, come a Balvano dove il crollo della chiesa di S. Maria Assunta causò la morte di 77 persone, di cui 66 bambini e adolescenti che stavano partecipando alla messa. I resoconti dell'Ufficio del Commissario Straordinario hanno quantificato i danni al patrimonio edilizio. È risultato che dei 679 comuni che costituiscono le otto aree interessate globalmente dal sisma (Avellino, Benevento, Caserta, Matera, Napoli, Potenza, Salerno e Foggia), 506 (il 74%) sono stati danneggiati. Al di là del patrimonio edilizio, già fatiscente a causa dei terremoti del 1930 e 1962, un altro elemento che aggravò gli effetti della scossa fu il ritardo dei soccorsi. I motivi furono molteplici: la difficoltà di accesso dei mezzi di soccorso nelle zone dell'entroterra, dovuta all'isolamento geografico delle aree colpite e al crollo di ponti e strade di accesso, il cattivo stato della maggior parte delle infrastrutture (tra cui quelle per l'energia elettrica e le radiotrasmissioni, il cui danneggiamento rese quasi impossibile le comunicazioni a distanza) e l'assenza di un'organizzazione di protezione civile che consentisse azioni di soccorso in maniera tempestiva e coordinata. Il primo a far presente questa grave mancanza fu il presidente della Repubblica, Sandro Pertini. |
24 Novembre 2023 |
25 Novembre 2023
Ricorrenza: Alluvione del Metapontino - 195925 Novembre 2023 Ricorrenza ![]() Particolarmente intenso fu l’evento alluvionale registrato nel 1959 che ha interessato prevalentemente l’area del versante ionico della Basilicata. L’evento più intenso fu localizzato a Pisticci, dove il giorno 25 novembre vennero registrati 314.6 mm di pioggia. Inoltre furono registrati 80 mm di pioggia in un’ora alla stazione di Policoro e 87 mm a Nova Siri. Le portate dei corsi d’acqua furono eccezionali e provocarono esondazioni e allagamenti su una vasta area della regione. Sia nella provincia di Potenza che di Matera, infatti, i danni furono ingenti con crolli di edifici e l’interruzione della viabilità statale e provinciale. La situazione fu così drammatica da richiedere l’intervento dell’Esercito e della Marina Militare. In seguito al nubifragio un vasto movimento franoso tranciò la strada di collegamento tra l'abitato di Ferrandina e lo scalo ferroviario. La Gazzetta del Mezzogiorno riportava: “Un disastro senza precedenti si è abbattuto sulla piana di Metaponto, la zona maggiormente colpita dalla furia degli elementi. La piana è un triste lago di melma giallastra dalla quale spuntano le case coloniche al centro dei campi allagati. Centinaia di ettari di terreno sono sommersi sotto 1 mt d’acqua, mentre oltre un centinaia di famiglie hanno abbandonato le loro case dopo essersi rifugiate sui tetti…. Un treno con cento viaggiatori a bordo è rimasto bloccato…”. Tra i poco più di 10 mila residenti ci furono quasi 2 mila sfollati e si contarono 11 morti. |
26 Novembre 2023 |